Economista francese. Di nobile famiglia provenzale, fu avviato alla carriera
militare. Dopo aver combattuto nelle guerre di successione polacca e austriaca,
intraprese l'attività di scrittore. Nel 1750 si fece assertore di un
progetto di riforma aristocratica della pubblica amministrazione, che prevedeva
il decentramento delle cariche e la loro attribuzione alla nobiltà invece
che alla burocrazia reale. Nel 1756 pubblicò la prima parte dell'opera
L'Ami des hommes, ou Traité de la population (1755-60), che gli
procurò grande notorietà; in quest'opera sosteneva che la
proprietà della terra è il cardine delle relazioni sociali
stabili, garantite quindi dal prestigio della nobiltà, e che le leggi che
proteggono la proprietà terriera sono il fondamento della convivenza
civile. Si dedicò quindi agli studi economici diventando allievo di F.
Quesnay. Divenuto uno dei più convinti assertori dell'indirizzo
fisiocratico, che in Quesnay aveva appunto il maggior rappresentante,
collaborò attivamente al "Journal de l'agricolture, du commerce et des
finances". In accordo con la dottrina della scuola,
M. sosteneva che
esiste un ordine naturale dell'economia e della società, sul cui modello
devono essere strutturati la società e gli Stati esistenti.
Proprietà e libero uso di essa, sono i pilastri del diritto naturale:
qualsiasi intervento che alteri le leggi dell'economia e del libero mercato
corrompe questa dinamica naturale, producendo danni considerevoli. Per quanto
concerne le opere politiche di
M., ricordiamo il
Traité de la
monarchie, mai pubblicato, nel quale l'autore compie una revisione critica
dell'istituto monarchico, approdando al netto rifiuto di ogni forma di
dispotismo: il fondamento dell'autorità del sovrano è costituito
dalla legge. Questa teoria del dispotismo legale divenne la dottrina politica
della scuola fisiocratica. L'opera
Philosophie rurale (1763) valse a
M. considerevole autorità anche presso principi illuministi
(Pertuis, Provenza 1715 - Argenteuil 1789).